6.743.000 donne italiane tra i 16 e i 60 anni sono state oggetto di violenza fisica o sessuale nella loro vita. Non è un dato generico né un’opinione “di parte” ma si tratta del risultato di un’indagine nazionale svolta dall’Istat lo scorso febbraio. E sul fronte mondiale, l’Onu ci dice che una donna su tre è vittima di soprusi, violenze, stupro.


Si parla di sofferenza fisica, perché quella morale, chiunque può infliggerla a chiunque. Non servono mani forti e spalle larghe per addolorare l’anima, ma per sottomettere e ferire materialmente e picchiare, si. E’ innegabile che la donna porti con sé un corpo violabile e più fragile di quello maschile. Rifiuti una richiesta sessuale e lui ti ammazza con un pugno.


In Italia il 95% delle violenze non viene denunciato e solo il 18,2% delle donne è consapevole che siano reato. Donne che amano troppo, sarebbe il caso di dire, ma forse, sono solo donne che amano nel modo sbagliato. “Lui è teso, irritabile, problemi quotidiani, capita” , sono giustificazioni ordinarie che fanno riassorbire le offese nel privato, ammortizzando le botte e scolorendo i lividi.


La nuova legge sulla violenza sessuale è all’esame della commissione Giustizia ma la discussione si annuncia lunga  e conflittuale. Nel frattempo, la miglior difesa è la fuga. La violenza si combatte infilando le dita negli occhi, un colpo alla gola, un calcio ben assestato: in una parola, con l’autodifesa, in casa e per strada. E anche se a volte la giustizia è amara, non deve mancare il coraggio di denunciare. C’è in gioco il diritto di essere libere.


 

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