Salerno è il capoluogo italiano in cui le donne si sentono meno tutelate. Strano ma vero.


Strano perché Salerno appare a prima vista una città vivibile, a metà strada tra i grandi centri e le località più piccole e tranquille. Ma vero, in quanto è un’indagine dell’Università di Salerno a dirlo, snocciolando i dati di un’indagine svolta nel 2001 e a tutt’oggi valida.


Scippi, violenze, rapine e minacce armate sarebbero all’ordine del giorno, così come purtroppo i silenzi delle vittime. L’analisi è stata condotta su un campione di quindici capoluoghi e a Salerno è toccato il triste primato, del tutto in sintonia con la realtà nazionale. I dati diffusi dall’Istat nei mesi scorsi sono infatti chiari: il 3,5% delle donne ha subito violenza sessuale, il 2,7% fisica. Lo 0,3% (pari a 74mila donne) è stata oggetto di stupri o tentati stupri. E se per strada ci si sente in balia del delinquente di turno, in casa le cose non vanno meglio: la violenza domestica ha colpito il 2,4%  delle donne.


Su tutti questi numeri, vince l’omertà.


Le denunce sono rare, così l’associazione salernitana SpazioDonna ha lanciato un appello per scavalcare il muro dell’indifferenza e della debolezza legate alle parole non dette e alle reazioni mancate. Le voci si alzano in provincia, in attesa che l’eco arrivi nella capitale.


Il 24 Novembre a Roma si terrà la manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne, un evento dovuto, da non fraintendersi con  “un indiscriminato razzismo nei confronti del maschio, specialmente se straniero”, come ha spiegato Titti Sandulli, dirigente politico sensibile a questi temi.


Le violenze, di qualsiasi genere, sono in aumento. L’allarmismo è giustificato. La paura anche.


Nonostante questo, le procedure di intervento ed assistenza risultano inadeguate, per non parlare di protocolli e procedure di trattamento dei casi.


La violenza contro le donne esige parola pubblica, di donne e uomini. Esige una legge che affronti il problema alla sua radice, per prevenirlo, individuarlo e combatterlo. Perché c’è da rabbrividire, se si pensa che per le donne tra i 15 e i 44 anni la violenza è la prima causa di morte e di invalidità: ancor più del cancro, della malaria, degli incidenti stradali e persino della guerra. Stavolta è l’ Harward University a sconvolgerci.

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