Denunce di abusi sessuali sui figli in caso di divorzio, una pratica purtroppo sempre più comune, perversa tendenza di madri separate che reagiscono alla separazione per rabbia, frustrazione, dolore oppure nei casi limite iter procedurale “spregiudicato” di avvocati senza scrupoli. 


Fascicoli che si sommano sulle scrivanie dei giudici, perizie affidate a psicologi e medici, accuse che risultano poi false. Nella traumatica fase di una separazione accade anche questo, e a farne le spese è senza dubbio il figlio, ma anche il padre, che nel 90% dei casi viene allontanato dal bambino per tutto il periodo della fase istruttoria.


Non è facile interpretare in modo univoco gli indicatori di un abuso sessuale e, nel dubbio si tende giustamente a tutelare il bambino, che spesso comunica con il silenzio. In un contesto di conflitto, quale quello del divorzio, ovviamente tutto si complica, per i bambini la disgregazione familiare, è un evento traumatico che porta disturbi comportamentali e cognitivi (bagnare il letto, insonnia, caduta del rendimento scolastico) segnali riscontrabili anche , nel caso di abuso sessuale.


Ma se le accuse si rivelassero infondate? Le associazioni dei padri separati hanno più volte denunciato i falsi segnali, confermati da psicologi e medici. Dopo circa tre anni di indagini e perizie il 50% dei papà viene scagionato, il rapporto però con il bambino è definitivamente compromesso e la mamma non avrà nessuna conseguenza. Prima di una denuncia formale bisogna allora usare molta cautela, sensibilizzare avvocati e giudici. Il buon senso a volte risolve situazioni complicate e tutela più dello stesso codice.


Dott.ssa Cesira Cruciani

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