Svolta in Liguria – Riconosciuto il diritto di non essere un genitore di serie B
GENOVA – Il bilancio di dieci anni è impressionante: 691 delitti, 158 minori uccisi, 976 vittime di suicidi e omicidi: è l’esplosione della disperata violenza che porta alla follia assassina un genitore separato e secondo la fredda determinazione delle statistiche nel 93% dei casi chi si toglie la vita è il padre. Padri separati, papà disperati relegati ai margini o del tutto estromessi dalla vita dei figli. Nel 2006 a Roma i «padri senza diritti» manifestarono in mutande. E c’è il padre di 50 anni accusato di abusi sulla figlia che solo dopo 60 giorni di carcere può vedere cancellata l’infamia e s’incatena davanti al Tribunale, e quello che minaccia di darsi fuoco in diretta tv.
L’ultima denuncia è della Caritas: nei dormitori, alle mense aumentano gli uomini separati ridotti in povertà. Il dramma è condiviso da migliaia di padri, associazioni come quella dei Papà Separati sollecitano interventi. Una risposta arriva dalla Liguria, regione al primo posto in Italia in percentuale per numero di divorzi e separazioni. Si tratta di una proposta di legge regionale a favore dei padri separati, che porta la firma di un consigliere di An, Alessio Saso, ma tratta un argomento così sentito da aver trovato sponda nelle altre formazioni politiche, tanto che in questi giorni si sta costituendo una commissione ristretta per definire meglio la formulazione e accelerare un varo bipartisan.
«E’ una buona proposta di legge – conferma il capogruppo dell’Ulivo, Claudio Gustavano -. E’ un contributo originale su cui riflettere magari per inserirla in un contesto più ampio sul tema delle fragilità che caratterizzano una separazione. Cogliamo l’opportunità di lavorare su una cosa buona tutti insieme. Sarà una questione senza colore. Ormai separarsi è una cosa da ricchi. Lo stato di padre separato si traduce nell’impossibiità di riuscire a offrire ai figli una vita di relazione».
Attraverso una serie di aiuti, la legge intende proprio consentire al padre separato di continuare a fare il papà, condividendo la vita dei figli. «Intendiamo offrire sostegno di carattere economico, legale e psicologico – spiega il promotore Saso, sociologo -. Ovvero fornire un’abitazione a quei padri che nel periodo della separazione rischiano di tornare in casa con i propri genitori, condizione che non permette loro di poter ospitare i figli. Fino al sostegno legale per appianare le questioni, passando per un aiuto psicologico perché spesso il genitore che deve abbandonare la casa con i propri figli ha necessità di recuperare il senso del proprio ruolo e della propria dignità».
«Nel nostro Paese – prosegue Saso – è andata consolidandosi una prassi giudiziaria che privilegia le madri quali punto di riferimento educativo, che stabilisce l’assegnazione dei figli e della casa alla madre, mentre ai padri viene assegnato un ruolo di sostegno economico, quantificato di solito in un terzo dello stipendio. In oltre il 90% dei casi il padre è tenuto a versare un assegno di mantenimento per i figli pari, in media, a 400 euro mensili, e nel 71% dei casi la casa va alla ex moglie. Ora, considerato che oltre la metà dei separati con figli minori appartengono alla categoria degli insegnanti, impiegati, e operai, che il 54% di essi ha al massimo la licenza elementare, è evidente che non solo le donne, ma anche gli uomini che si trovano in questa condizione sono a rischio povertà».
La legge «Misure a sostegno dei padri separati in situazione di difficoltà» sarà presentata al convegno «In nome del padre» organizzato per domani alle 15 al Teatro della Gioventù di Genova da Saso con l’associazione Papà separati e il patrocinio del Consiglio regionale della Liguria, presente anche l’associazione Famiglie separate cristiane.
tratto da LA STAMPA
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