L’ispiratore del provvedimento: “Sono i nuovi poveri” – Critica l’avvocato Bernardini de Pace: “Troppo vittimismo”


Le separazioni coniugali, si sa, costano care. Soprattutto alle coppie con figli, costrette ad affrontare un improvviso aumento delle spese con conseguente impoverimento generale della famiglia. A precipitare nel disagio economico, sempre più spesso, però, sono i padri. Rimasti soli, costretti a lasciare la casa alla moglie e ai figli più piccoli, oltre a versare il dovuto assegno di mantenimento. Ad ascoltare il loro grido di dolore ci ha pensato adesso il Consiglio provinciale di Bolzano, che ha approvato un progetto, certamente destinato a sollevare un mare di polemiche, che prevede la realizzazione di case-albergo su misura per i padri separati. Fino ad oggi questo tipo di appartamenti era destinato solo a immigrati e handicappati. Esultano così le associazioni che raggruppano i papà separati.
Racconta Elio Cirimbelli, combattivo presidente dello storico Centro Asdi, Assistenza separati e divorziati di Bolzano (ispiratore del provvedimento): «Inutile negarlo, i più penalizzati dalle separazioni coniugali sono quasi sempre gli uomini. Sono loro i nuovi poveri. La nuova emergenza sociale». E fa un esempio concreto: «In una famiglia in cui marito e moglie lavorano entrambi, con 1.300 euro al mese lui e altrettanti lei, insieme riescono a pagare la rata mensile del mutuo di 600 euro. Quando si separano la rata viene divisa a metà, 300 euro a testa, ma l´appartamento rimane alla donna, cui va anche un assegno di 500 euro per il mantenimento dei figli. Senza casa, con soli 500 euro al mese, il padre non riesce più a vivere. A malapena affitta un monolocale. Ecco perché è giusto che le istituzioni si occupino finalmente di lui. Anche per il bene dei figli».
Il laboratorio Bolzano (un piccolo rifugio privato per i papà separati, cinque stanze con bagno, era stato aperto quattro anni fa proprio dal Centro Asdi) può diventare un modello per la famiglia italiana in difficoltà? Non ne è per nulla convinta Annamaria Bernardini de Pace, nota matrimonialista milanese, specializzata in separazioni eccellenti: «Smettiamola con tutto questo vittimismo dei padri separati. Non se ne può più. A soffrire, in egual misura, sono i padri e le madri. Giusto quindi realizzare case per aiutare i genitori che si separano, siano essi maschi o femmine. Sono cittadini alla pari. Non capisco perché si debba pensare solo ai padri e non alle madri. Si facciano case-albergo per famiglie separate. Conosco molte madri che si trovano in condizioni economiche tremende, dopo la separazione, perché gli ex mariti non danno i soldi pur avendoli. I separati devono avere pari diritti, pari doveri, pari disagi e pari opportunità».
Di diversa opinione il sociologo Enrico Finzi, grande conoscitore del tema della famiglia, secondo cui «la costituzione di case protette per i padri è assolutamente avanzata, perché sono proprio i padri a trovarsi troppo spesso in difficoltà»: «è ovvio che ci sono dei casi in cui saranno le madri e non i padri a dover essere accolte. Nessuno vuole fare del femminismo all’incontrario. Quello che è importante capire è che bisogna creare nuove condizioni non tanto a favore dei padri o delle madri, ma dei figli. Se troppo spesso si è favorita la madre, aiutare il padre serve invece a tutelare i minori. Il nuovo diritto di famiglia ha un valore etico. Indica un principio: è vero che nella società secolarizzata abbiamo introdotto e difeso il divorzio, come un diritto. Ma è anche vero che nessuno ha stabilito il divorzio dei genitori dai propri figli. Ci si separa, insomma, dal partner, mai dai figli».
Sul sito dell´associazione onlus “Papà separati” (www.papaseparati.it) che promuove la consapevolezza della paternità nella separazione, è possibile leggere tantissime storie di padri che faticano come matti a vedere i loro figli. Ma è possibile, attraverso il blog, ottenere solidarietà, consigli pratici, legali, psicologici, tecnici, ottenere aiuti nelle emergenze. Come anche nel sito www.padriseparati.it , dove dilagano le lettere dei padri contro i giudici “madre-centrici”. Padri che vogliono poter vedere il figlio come minimo il 50 per cento del tempo. «Altro che un pomeriggio alla settimana ed un week-end alterno».


LA REPUBBLICA

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