Diventano legittime le reazioni d’ira, anche a distanza di tempo, quando si è accumulato rancore per ripetuti fatti ingiusti.


Lo ha chiarito la Corte di Cassazione occupandosi del caso di un padre vittima di soprusi e umiliazioni da parte dell’ex moglie. La Corte (Sentenza n. 39411/2008) in paticolare ha stabilito che quando un padre è vittima di “situazioni ingiuste ed umilianti”, specialmente se ciò accade quando è con i prorpi figli, può dare liberamente sfogo al suo rancore con insulti anche pesanti senza per questo rischiare una condanna. Le umiliazioni infatti son ouna provocazione e ciò fa ricorrere una causa di non punibilità. Nel reato di ingiuria infatti a norma dell’art Art. 599 non è punibile chi ha commesso il fatto nello stato d’ira determinato da un fatto ingiusto altrui, e subito dopo di esso. La Quinta sezione penale ha così respinto il ricorso di una donna separata che aveva preso l’abitudine di filmare gli incontri che il padre aveva con la figlia minorenne durante le visite accordate dal giudice. La donna aveva adottato qusta precauzione perchè durante una visita alla figlia il padre aveva portato con se alcune sostanze stupefacenti nascoste in un pacchetto di sigarette. Il Tribunale per i minorenni aveva stabilito che gli incontri padre-figlia avvenissero in presenza di un operatore dei servizi sociali, ma la madre della bimba pretendeva che gli incontri avvenissero in casa e in presenza di un familiare. Ma non basta, aveva anche installato delle telecamere per riprenderli. Il padre aveva richiesto più volte invano di poter incontrare sua figlia senza la fastidiosa presenza di occhi indiscreti e all’ennesimo rifiuto aveva reagito coprendo la ex moglie di insulti. Scattava subito una denuncia e l’uomo veniva giudicato non punibile dal Tribunale per avere reagito ad una provocazione. La donna si è inutilmente riolta alla Suprema Corte che ha respinto il ricorso rilevando che “a ragione il Tribunale ha ritenuto che le ingiurie proferite da Raffaele all’indirizzo della moglie fossero frutto di tale stato d’animo e reazione alla situazione ingiusta ed umiliante nella quale egli veniva a trovarsi sempre durante la visita alla bambina. Situazione che non poteva non impedire la costruzione di un rapporto padre- figlia fondato sulla genuinita’ e conoscenza reciproca”. Annota infine la Corte che la provocazione sussiste “anche quando la reazione iraconda non segua immediatamente il fatto ingiusto ma consegua ad un accumulo di rancore, per effetto di reiterati comportamenti ingiusti, esplodendo, anche a distanza di tempo, in occasione di un episodio scatenante”.


STUDIO CASTALDI

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