Assolto un uomo che si era rivolto così a un gruppo di giovani che bighellonavano sulle scale del condominio
Non commette reato di minaccia e ingiuria la persona adulta che, stanca della maleducazione dei ragazzi che abitano nel suo stesso condominio, minaccia di prenderli a calci nel sedere. Lo sottolinea la Cassazione – con la sentenza 32179 – che ha confermato l’assoluzione di un uomo che al nipote di 15 anni e al gruppo di coetanei suoi amici, che occupavano le scale di accesso alle abitazioni, aveva detto: «Se non ve andate via vi prendo tutti a calci in c…». Al nipote, inoltre, aveva anche ingiunto: «Tu rientra in quel mondezzaio di casa tua, maleducato, figlio di ….». Senza successo la mamma del ragazzo ha fatto ricorso in Cassazione chiedendo la condanna dello zio del minore.
LE MOTIVAZIONI – Ma la Suprema corte ha condiviso l’assoluzione emessa dal tribunale di Sassari per la quale «le parole pronunciate non rivestivano carattere ingiurioso dato il gergo consueto tra le nuove generazioni». Quanto ai calci nel sedere, questa intimidazione è stata ritenuta «incapace di incutere un effettivo timore». Aggiunge, inoltre, la Cassazione che «certamente le espressioni usate dall’uomo contenevano un significato ostile espresso in termini indubbiamente volgari» ma «non si deve trascurare non soltanto l’ambiente giovanile a cui furono rivolte, abituato a un linguaggio spesso corrivo ed usualmente vivace, oltre al rapporto di familiarità corrente tra l’imputato e il giovane nipote». Per quanto riguarda la minaccia di prendere tutti a calci nel sedere, i supremi giudici sottolineano che non costituisce reato dal momento che è stata «usata soltanto per censurare, sia pur rudemente, il comportamento» del gruppo di ragazzi maleducati che bighellonavano sulle scale del condominio ostacolando il transito.
CORRIERE DELLA SERA
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