Sbandierare le ‘corna’, unitamente ad una serie di abituali umiliazioni, puo’ costare una condanna per maltrattamenti. La Cassazione ha infatti convalidato la condanna (due anni e sei mesi) per il reato punito dall’art. 572 c.p. nei confronti di un settentenne lombardo, A.P., che, dal febbraio 2001 al marzo dell’anno successivo, aveva sottoposto la consorte M.V. ad una serie di umiliazioni, ostentando il fatto che negli anni l’aveva tradita. A.P. era gia’ stato condannato per maltrattamenti dalla Corte d’appello di Milano, nel gennaio 2009. Inutile il ricorso in Cassazione volto a dimostrare che le umiliazioni nei confronti della moglie non erano abituali. La Sesta sezione penale (sentenza 38125) ha bocciato il ricorso e ha evidenziato che “la corte d’appello ha osservato che la continua serie di insulti, prepotenze, tra le quali l'” infedelta’ ostentata” da parte del marito “rendevano certi dell’esistenza di una condotta dell’imputato reiteratamente e abitualmente prevaricatrice, tendente ad umiliare e sottoporre la congiunta a sofferenze fisiche e morali, cosi’ da renderle penosa l’esistenza”. Attendibile la versione fornita dalla moglie (in primo grado la sua versione dei fatti non era stata ritenuta credibile) che “non aveva manifestato alcuna animosita’ nei confronti del marito tanto che non aveva avanzato alcuna pretesa risarcitoria”.


IL TEMPO

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