La sesta sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dal Procuratore Generale della Repubblica di Catanzaro contro l’assoluzione di un uomo, autore di condotte violente ai danni della moglie.
La Suprema Corte ha stabilito che se il marito picchia la moglie in un contesto di dissidio tra coniugi non integra il reato di maltrattamenti in famiglia se gli episodi sono sporadici ed espressione di una reattività estemporanea.


Tra l’uomo e la moglie vi erano stati forti dissidi dovuti alla fede della donna (Testimone di Geova), la quale impartiva ai figli le sue convinzioni religiose, oltre alla presenza di una relazione extraconiugale del marito, dai quali scaturivano le condotte violente. Dopo tali episodi la moglie decise di sporgere querela, ma sia il Giudice di Prime Cure, sia la Corte d’Appello assolsero l’uomo.
La Corte di Cassazione ha sostenuto quanto affermato dai due giudici ribadendo il principio che non si configura il reato ex art 572 cp quando la condotta non è continua e comunque frutto di un improvviso stato d’ira.

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