Il Gup del Tribunale di Roma, dr. Claudio Carini, ha deciso di ammettere come parte civile ad un processo penale il convivente di un omosessuale, Roberto Chiesa, ucciso nella capitale il 7 marzo scorso.Si tratta della prima ammissione ad un processo penale del convivente di una coppia gay, in sede civile era già accaduto che al compagno di un omossessuale fosse riconosciuto un risarcimento.
Il Gup ha riconosciuto come Mario Chinazzo abbia subito un “danno diretto e conseguenziale” dalla morte di Chiesa, con il quale conviveva dal 1982.
Non è stato riconosciuto il diritto a costituirsi parte civile del comune di Roma e dell’Arcigay, in quanto “non è stato ravvisato un danno giuridico rilevante“.
Soddisfazione da parte del Chinazzo e del suo legale che è riuscito a provare “l’esistenza di un rapporto materiale e affettivo che andava avanti da più di vent’anni, facendo appello a disposizioni testamentarie, rapporti patrimoniali, scritti privati e testimonianze dei vicini di casa“.
Un primo passo verso il riconoscimento delle coppie di fatto, gay compresi. Ragion per cui “urge una legge“, così ha commentato il deputato Grillini, “è la società italiana a chiedere certezze giuridiche per le nuove famiglie“.