Presunti abusi sessuali in una scuola materna: malessere dei bambini effetto della cosiddetta “vittimizzazione secondaria” e “contagio dichiarativo”.


Corte di Cassazione, sentenza del 10.10.2007 n° 37147


 


La Corte di Cassazione nella sentenza n° 37147 motiva, a sostegno della scarcerazione delle maestre e dei due indagati per gli abusi sessuali sui bambini della scuola materna, “allo stato delle investigazioni, è consentito rilevare, che se vi sono state violenze sessuali, esse non sono state perpetrate con modalità differenti da quelle riferite nelle denunce”. La Suprema Corte invita gli inquirenti, che si stanno occupando del caso, a seguire una pista diversa da quella in base alla quale i presunti abusi sarebbero avvenuti in ambito scolastico.


 


La Cassazione ricorda che “i sintomi di disagio si sono manifestati non durante l’anno scolastico, ma in epoca successiva” e che “non in armonia con quanto avviene normalmente per il danno post-trumatico” in alcuni dei piccoli “si sono manifestati dopo le prime denunce” e solo in un secondo momento i genitori “hanno fatto una lettura retroattiva di comportamenti già ritenuti nell’alveo della normalità mentre all’uscita dalla scuola non hanno, inspiegabilmente riscontrato nei loro bambini (oggetto fino a poco tempo prima di atrocità di ogni tipo) alcun segnale di sofferenza e di disagio psichico”.


 


Per questo, ad avviso della Cassazione, il Tribunale del riesame ha fatto bene a ventilare la possibilità che il “malessere dei bambini” sia derivato, se non totalmente, almeno in parte dagli affetti della cosiddetta “vittimizzazione secondaria” (cioè dallo stress cui sono stati sottoposti a causa delle reiterate e disturbanti interviste e visite mediche e dallo stato di ansia dei loro genitori che si è riverberato sulla serenità della famiglia ed ha inciso sul senso di sicurezza dei bambini)”.


 


La Suprema Corte, infine, non può far a meno di rilevare che a fronte di presunte “violenze fisiche invasive” ci sono solo due certificati medici che inoltre non danno certezza che i bimbi abbiano subito atti sessuali. Queste le motivazioni per le quali non è stato ritenuto ci fossero nè prove nè indizi che autorizzassero la misura cautelare nei confronti dei sospetti.


 


La possibilità che gli adulti abbiano influito con domande suggestive sulla spontaneità del racconto dei bambini, ha avuto conferma almeno in due casi.


La Cassazione non esclude che ci possa essere stato un “contagio dichiarativo”, come sostenuto dai difensori degli indagati, e affermano che in due casi si sono rilevati nelle videoregistrazioni “atteggiamenti prevaricatori” che evidenziano “una forte e tenace pressione dei genitori sui minori” e “ una forte opera di induzione e di suggerimento nelle risposte”.


 


Per quanto riguarda la “buona fede” dei genitori dei piccoli sui quali sarebbero stati commessi i presunti abusi, la Cassazione sottolinea che “è indiscusso che hanno agito con l’intenzione di tutelare al meglio e di proteggere i loro bambini, ed altri bambini, dal pericolo di reati gravissimi che possono determinare danni irreversibili al loro futuro, equilibrato sviluppo”. La Cassazione ritiene anche “apprezzabile” la cautela usata dal Tribunale del riesame che “non ha espressamente concluso sulla evidenza di un meccanismo di suggestione a catena dei genitori, ma ha rilevato che le loro denunce erano “se non sospette, sicuramente particolari” perché, prima di avvisare l’autorità, si erano più volte riuniti, confrontandosi a vicenda e scambiandosi informazioni, anche alla presenza dei figli”. Ecco perché la tesi del “contagio dichiarativo”.


 


Avv. Cesira Cruciani


 

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