È la proposta degli Avvocati Matrimonialisti Italiani a seguito di una ricerca che evidenzia che il 40% degli aborti è fatto da donne sposate 


“In Italia il 40% degli aborti viene deciso da donne sposate. È la più triste conseguenza delle difficoltà di tipo economico che, più o meno gravemente, interessano il 70% delle famiglie nel nostro Paese”. Lo dice il presidente dell’Associazione Matrimonialisti Italiani, l’avv. Gian Ettore Gassani, citando i dati del Centro Studi A.M.I.: una ricerca che ritrova, a livello macro, il dramma individuale sollevato nei gironi scorsi da Sandra, la precaria napoletana sull’orlo dell’aborto che si è appellata direttamente al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
“Le incertezze economiche e l’assenza di una efficace rete di sostegno sociale alla maternità – aggiunge Gassani – sono le cause principali per cui donne, molto spesso culturalmente contrarie alla scelta dell’aborto, decidono di assumere questa estrema decisione sentendosi abbandonate al loro destino. La storia di Napoli dimostra, chiaramente, che oggi l’aborto non lo praticano ragazze madri o sbandate. Non è vero che in chi abortisce manchi il senso di maternità; è invece vero che esso e l’aspirazione alla paternità sono calpestati dalle insicurezze sociali ed economiche”. Nello specifico, continua Gassani: “E’ evidente che nel centro sud queste difficoltà sono amplificate da una pressoché totale disoccupazione femminile o da stipendi del tutto inadeguati. In Italia c’è una media di 1.33 figli per coppia. Siamo un Paese di figli unici per necessità, non per libera scelta. Decidere di avere figli non può essere una questione per soli ricchi od incoscienti”.
Gassani commenta molto positivamente il monito alla politica del Presidente Napolitano: “Vi sono responsabilità storiche in questo Paese sul versante della famiglia laddove l’aspetto sociale è divenuto di gran lunga marginale. L’Italia nel settore delle politiche di sostegno e sviluppo della famiglia è fanalino di coda nell’Unione Europea. Non va quindi combattuto l’aborto ma le assurde ragioni che costringono le donne a privarsi della gioia più grande pur di non mettere al mondo figli destinati a vivere nella miseria”.
E poi l’annuncio concreto: “L’A.M.I. spingerà perché l’attuale Governo trasformi l’esplicito invito del Presidente della Repubblica in azione concreta”. Come? Gassani elenca: “Urgono misure di sostegno economico a favore di tutte quelle famiglie che hanno figli o che intendono averne ed i cui redditi complessivi lordi non superano i 18 mila euro annui. Al Centro Studi A.M.I. risulta che oggi in Italia un bambino nella fascia d’età compresa tra 0-3 anni costa in media alla propria famiglia tra i 4 mila ed i 5 mila euro all’anno limitatamente alle voci alimenti, vestiario, passeggini, farmaci ed eventuali visite specialistiche. Dal terzo anno e fino all’età scolare tale somma subisce un aumento del 50%. Essa resta in progressiva e costante crescita fino all’età adolescenziale. Per fare in modo che tali somme si dimezzino urge rivedere l’attuale sistema statale di assistenza alle famiglie”.


VITA NON PROFIT

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