Il padre vendeva la figlia di 13 anni per qualche spicciolo o per una bottiglia di birra, quasi ogni notte. Chi la comprava, in molti casi, organizzava stupri di gruppo in auto parcheggiate in aperta campagna, durante i quali alla minorenne venivano anche strappati i vestiti. Dopo aver subito per quasi due anni, in silenzio, le violenze sessuali, la giovane, ormai incinta e innamorata del suo fidanzato, ha trovato il coraggio di denunciare e fare arrestate il papà, un nullafacente di 39 anni, separato dalla moglie.


L’uomo, residente in un comune alle porte di Bari, è stato ammanettato dai carabinieri con l’accusa di prostituzione minorile aggravata. Stamattina è stato portato davanti al gip Jolanda Carrieri per l’interrogatorio di garanzia durante il quale ha cercato in qualche modo di difendersi, senza però essere convincente.


Ha chiesto un’attenuazione della misura cautelare, ma è quasi certo che resterà in carcere. Dalle carte processuali emerge uno scenario da incubo che – scrive il gip Carrieri nel provvedimento restrittivo – “si staglia su uno squallido scenario di degrado familiare e sociale, connotato da ogni forma di abusi, violenze e sopraffazioni”. Uno scenario in cui il papà della ragazzina era anche il suo padrone e faceva della tredicenne ciò che voleva quando la piccola era affidata a lui. La vendeva ai pregiudicati del suo paese in cambio di una birra, di qualche liquore scadente, ma anche di somme comprese tra i 10 e i 30 euro. E se la ragazzina si opponeva, la pestava con calci e pugni e poi l’accompagnava anche in ospedale per farla medicare. Ai medici la ragazzina diceva di aver avuto un incidente, oppure di essere caduta per le scale.


 L’incubo è durato 19 mesi, dal settembre 2004 all’aprile 2006, quando la giovane ha deciso di rivelare le violenze subite ai carabinieri. “Fortunatamente – scrive il giudice – la vittima, esausta del proprio stato di ‘sottomissione’ e del ripetuto mercimonio della propria persona, ha trovato la insperata forza di ribellarsi a quella realtà, raccontando con lucidità e precisione” la sua storia ai carabinieri e al pm inquirente, Giuseppe Scelsi. L’incubo è terminato il 4 ottobre 2006 quando la ragazzina, incinta, e assieme al papà del bimbo che portava in grembo, si é presentata in caserma, e ha rivelato le numerose violenze subite. Ha raccontato che il genitore la costringeva a vagare di notte a bordo della sua automobile, alla disperata ricerca di uomini a cui venderla.


Quando trovava i clienti riscuoteva il dovuto e dava loro appuntamento in una località di campagna, dove lasciava la figlia. Lì la ragazzina veniva abbandonata e, dopo aver subito le violenze, era costretta a tornare a casa a piedi, nel cuore della notte. Ai carabinieri che la ascoltavano increduli la giovane ha detto anche di avere problemi ginecologici provocati dalle violenze sessuali, abusi che mai nessun medico le ha riscontrato, nonostante le visite specialistiche. La minorenne ha anche ammesso di voler cambiare vita e di aver deciso di denunciare il padre per amore del fidanzato e del loro bambino, che ora ha pochi mesi e vive con la mamma in una casa protetta.
FONTE ANSA

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