Sempre più frequenti i matrimoni tra un uomo italiano e una straniera più giovane. Ma l’80% si separa


Lui, italiano, ha 83 anni. Lei, rumena, 43. A bloccare le nozze che dovevano celebrarsi a Bologna è stata la magistratura con un provvedimento d’urgenza. Erano stati i figli del promesso sposo a presentare denuncia contro l’aspirante matrigna e i magistrati hanno ritenuto ci fossero gli elementi per contestare la circonvenzione d’incapace. Non finisce sempre così. Perché capita sempre più spesso che il vecchietto perso d’amore per la giovane badante, riesca a impalmare la fortunata di turno e ad intestarle immobili e conti correnti, lasciando a bocca asciutta il resto della famiglia, ex mogli comprese. Negli ultimi dieci anni è triplicato il numero dei matrimoni «misti» celebrati in Italia. Ma, è questa la novità, pure il numero delle separazioni è ormai da record: ben l’80 per cento. Gli esperti non mostrano dubbi sul fatto che falliscano proprio perché, nella maggior parte dei casi, si tratta di unioni «di comodo». Per tentare di impedirle il governo ha inserito nel disegno di legge sulla sicurezza una norma che obbliga il coniuge straniero a risiedere almeno due anni in Italia prima di poter acquistare la cittadinanza. È soltanto il primo passo, nessuno si illude che possa essere la soluzione definitiva per fermare chi ha come obiettivo il raggiro degli anziani. E soprattutto per stroncare le organizzazioni che gestiscono l’affare, gruppi criminali disposti anche a sborsare denaro pur di far ottenere ai propri «clienti» il permesso di soggiorno oppure, meglio ancora, la cittadinanza. Caso esemplare sembra essere quello scoperto qualche giorno fa a Torino dove una signora ottantenne ha sposato un transessuale di 30 anni in cambio di un bel po’ di soldi. I numeri forniti dall’Ami, l’Associazione matrimonialisti Italiani, sono eloquenti. Si stima che in Italia siano stati celebrati negli ultimi dieci anni almeno 300.000 matrimoni misti, media confermata dall’ultimo rapporto dell’Istat secondo cui nel 2006 sono stati circa 24 mila, il 9,8 per cento del totale. Il record nazionale spetta alla Lombardia, dove ci sono 42.000 coppie regolari con almeno uno degli sposi straniero. Nel 78 per cento dei casi l’uomo è italiano e la donna arriva dall’estero. Nella classifica che riguarda le etnie si scopre che il 77,5 per cento delle filippine che decide di accasarsi nel nostro Paese sceglie un italiano, seguono le rumene (67 per cento), le peruviane (63 per cento) e le albanesi (57 per cento). A guidare la classifica dei possibili mariti preferiti dalle nostre connazionali ci sono invece i senegalesi, seguiti da tunisini e marocchini.


Farmaci per tornare giovani
L’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dell’Ami, il fenomeno lo studia da anni e lo conosce perfettamente. E così fotografa la situazione: «Ci sono anziani vedovi o single che si sposano a 80 anni. Il più delle volte, questi arzilli vecchietti, dopo avere ritrovato una seconda giovinezza anche con l’ausilio di farmaci, iniziano a dilapidare le proprie fortune economiche, vendono proprietà, effettuano acquisti per la giovanissima moglie, interrompono di colpo i rapporti con la propria famiglia ed assumono comportamenti decisamente strani per la loro età. Si tratta, quasi sempre, di vecchietti ricchi o che sono riusciti a risparmiare molti soldi. L’obiettivo delle giovani straniere, a parte la sistemazione economica, è evidente e talvolta anche dichiarato: restare in Italia con la copertura della cittadinanza che consente di avere una serie di benefici anche quando la coppia si divide». Le statistiche forniscono un altro dato interessante: negli ultimi tre anni si è avuta un’impennata, addirittura il 30 per cento, delle separazioni di coppie italiane ormai arrivate alla terza età. E la causa, sempre più spesso, è da ricercare proprio nell’innamoramento del marito per una giovane straniera. «Per questo — sostiene Gassani — è importante che i familiari vigilino su eventuali casi di circonvenzione di incapace, ricordando però che si tratta di un reato difficile da dimostrare e che necessita di documenti sanitari molto approfonditi. Ovviamente è azzardato ed ingiusto sostenere che ogni anziano, che si innamora di una giovane donna, sia implicitamente un incapace. È sacrosanto diritto di chiunque gestire la propria vita in piena autonomia e libertà. Ma se la scelta dell’anziano di sposare una donna giovanissima deriva da una condotta penalmente rilevante, allora occorre intervenire in sede giudiziaria con la massima incisività. Quando ci si rivolge al magistrato per tutelare un proprio congiunto anziano, occorre portare elementi di prova convincenti, spiegare ogni particolare, esibire eventuali cartelle cliniche attestanti infermità mentali, indicare spese del tutto ingiustificate rispetto al pregresso stile di vita dell’anziano, riferire ogni particolare utile, indicare eventuali testimoni. Nessuna Procura se la sentirebbe di bloccare le nozze di un anziano o incriminare una donna senza elementi sufficienti».


Verso Nord
È nelle città del Settentrione che si registra il tasso maggiore di matrimoni «misti». A guidare la classifica delle province c’è Imperia con una percentuale del 15,4, seguita da Trieste (14,9 per cento) e Bolzano (13,6 per cento). A Milano nel 2007 sono state celebrate circa 1.000 cerimonie di nozze con almeno uno dei coniugi straniero. Al sud guida la classifica la Campania (7,2 per cento), seguita da Molise (7 per cento) e Sardegna (6,1 per cento). Appena il 3,7 è la percentuale registrata in Puglia. Interessante è anche il calcolo fatto dall’Istat sull’età degli sposi e contenuto nell’ultimo rapporto annuale. «Quando le nozze sono celebrate tra due cittadini italiani, le differenze sono contenute: in media lo sposo ha 34 anni e la sposa 31. Nel caso dei matrimoni tra sposi italiani e spose straniere, invece, il divario si accentua considerevolmente: l’età media degli sposi supera i 41 anni, mentre quella delle spose è di circa 33 anni. Quando gli sposi sono stranieri e le spose sono italiane, al contrario, gli uomini sono più giovani di un anno (rispettivamente 32 e 33 anni)».


CORRIERE DELLA SERA

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