I supremi giudici: reato si configura anche quando è commesso «ai danni di persona convivente more uxorio»


Pene più gravi per chi picchia il convivente. Alle donne che convivono stabilmente con il partner spetta la stessa tutela prevista dal codice penale, in caso di maltrattamenti subiti dal compagno, alla quale hanno diritto le mogli maltrattate dai mariti. Lo sottolinea la Cassazione precisando che il reato di maltrattamenti in famiglia si configura anche quando è commesso «ai danni di persona convivente more uxorio».


LE SENTENZE – In proposito i supremi giudici – con la sentenza 20647 della Sesta sezione penale – affermano che il reato di maltrattamenti in famiglia previsto dall’art. 572 cp deve comprendere nella nozione di famiglia «ogni consorzio di persone tra le quali, per strette relazioni e consuetudini di vita, siano sorti rapporti di assistenza e solidarietà per un apprezzabile periodo di tempo, ricomprendendo questa nozione anche la “famiglia di fatto”». La Cassazione aggiunge che affinchè scatti la tutela penale – che prevede l’arresto del partner violento – è sufficiente che gli atteggiamenti violenti e prevaricatori siano venuti nell’ambito di «un rapporto tendenzialmente stabile, sia pure naturale e di fatto». Con questa decisione Piazza Cavour ha confermato la custodia cautelare per Antonio B. (44 anni) di Torre del Greco (Napoli), arrestato perchè sottoponeva a continue violenze fisiche e morali Vincenza. L’uomo viveva con la sua compagna da più di 10 anni e aveva avuto con lei due figlie. Senza successo ha sostenuto, innanzi ai giudici della Cassazione, che non si poteva parlare di maltrattamenti in famiglia in quanto Vincenza era «una semplice convivente». Ma i Supremi giudici gli hanno dato pienamente torto e lo hanno lasciato in custodia cautelare data anche la gravità dei suoi precedenti tra i quali lo stupro di una minorenne.


CORRIERE DELLA SERA

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