La Francia è il Paese più prolifico d’Europa. Ma questa non è una novità. La notizia è che la maggior parte delle nascite l’anno scorso, il 50,5%, sono avvenute al di fuori del matrimonio. Come dire che Oltralpe i Pacs la fanno da padrone. E sono in aumento: nel 2000 si contavano cinque patti per ogni cento matrimoni, oggi il rapporto è di 25 a 100.
E si provi a contestarne la solidità: al sesto anno il cosiddetto indice di rottura tra i firmatari è del 18,9% mentre l’indice di divorzio tra moglie e marito è del 18,2%.
La natalità complessiva in Francia è elevatissima rispetto agli standard europei: è un fatto difficile da non attribuire al ruolo dello stato e alle politiche familiari messe in atto da decenni. La Francia protegge e sostiene la famiglia. La Francia è il paese degli asili-nido, in cui la scuola materna pubblica è aperta a tutti i bambini a partire dai 2 anni e mezzo e gli assegni famigliari sono consistenti. E’ storia degli ultimi anni. Storia nota. L’impresa è spiegare il successo dei patti di solidarietà civile anche in relazione al tasso di fecondità: i bambini nati da coppie non sposate sono diventati la maggioranza. Dare alle cose un’aura di labilità accresce il senso di libertà e limita la paura. Il matrimonio classico declina. E declina ovunque. I Pacs trovano la loro ragion d’essere in un’inafferrabile linea d’ombra, quella che separa l’indipendenza di una vita da single e la responsabilità di una scelta diversa, orientata verso la composizione di una famiglia ufficiale e civilmente riconosciuta.
Il Vaticano non sorride. In terra francese i Patti si stanno radicando e tra poco i divorzi potranno essere regolati davanti a un notaio. L’amore trionfava, un tempo. Almeno nelle favole. Oggi, è l’inconsistenza dei rapporti e dei confini a dare concretezza ai sentimenti. Oggi, il principe e la sua bella vanno a convivere sotto la benedizione di un contratto che ne regola diritti e doveri. E guai a parlare di matrimonio. Quello è per i poveri illusi che credono ancora in una manciata di valori.
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