QUESTION TIME ALLA CAMERA DEI DEPUTATI : “IL BURQA NON E’ ACCETTABILE PERCHE’ NON RISPETTA LA DIGNITA’ DELLA DONNA E OSTACOLA IL SUO RAPPORTO CON GLI ALTRI”.


 


Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento ha risposto, al question time alla Camera, ad interrogazioni sugli orientamenti del Governo in relazione alla decisione del Prefetto di Treviso di autorizzare l’uso del burqa.


 


“Non si può condividere l’uso del burqa, né sottovalutare le conseguenze che esso determina sul piano della dignità della donna” questa è la linea adottata dal Governo.


 


Del resto la “Carta dei Valori”, che è stata varata lo scorso giugno, e assunta dal Ministero dell’Interno, sottolinea come in Italia non si pongano, “restrizioni all’abbigliamento della persona, purchè liberamente scelto e non lesivo della sua dignità. Non sono accettabili forme di vestiario che coprono il volto perché ciò impedisce il riconoscimento della persona e la ostacola nell’entrare in rapporto con gli altri”.


 


Il quadro normativo del nostro paese non è adeguato e ha anche delle ambiguità da questo punto di vista. Le Forze di Polizia, dal punto di vista normativo, hanno due riferimenti principali: l’art. 85 del testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza e l’art. 5 della Legge Reale di prevenzione del terrorismo.


 


Per quanto si riferisce all’art. 5 della Legge Reale sul terrorismo si è di fronte ad una fattispecie di natura penale che, fino ad oggi, è stata ritenuta applicabile solo in presenza di un rilevante interesse pubblico all’identificazione della persona. In altre parole si è sin qui seguito il principio di carattere generale, secondo cui le Forze di Polizia procedono all’identificazione delle persone quando ravvisano un’effettiva esigenza di tutela della sicurezza pubblica, contemperando così le esigenze di prevenzione con la tutela delle libertà individuali garantite dalla Costituzione.


 


Il divieto di indossare il burqa, come qualsiasi altro indumento o casco che impedisca il riconoscimento della persona rientra nei casi previsti dalla legge 152 del 1975. La decisione del Prefetto di Treviso nasce da una circolare del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del dicembre 2004, tuttora in vigore e che in sostanza sostiene che il burqa può essere utilizzato, ad esempio, quando si cammina in strada, o in prossimità di una moschea. Ma non può essere indossato per entrare in banca, in un ufficio postale e nei luoghi frequentati da altre persone.


 


Al di là di norme inadeguate, di circolari ambigue che debbono essere perfezionate e chiarite, debbono non essere equivoci i principi di fondo ai quali siamo tenuti ad ispirarci e devono ispirarsi tutti quelli che sono nelle istituzioni ed hanno un ruolo di responsabilità nelle istituzioni: “il burqa non è accettabile”.


 


Avv. Cesira Cruciani


 

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