Il marito o la moglie che compirà molestie ripetute nei confronti del coniuge ‘anche se non separato o divorziato’ rischierà fino a sei anni di carcere. A deciderlo è un emendamento del Pd approvato oggi all’unanimità dalla commissione Giustizia della Camera che ha stabilito così l’aggravante per il reato di stalking. Naturalmente dovrà essere la vittima a querelare il compagno/a e non si potrà procedere d’ufficio. Lo stalking, letteralmente ‘fare la posta’, è, come è tristemente noto, un termine inglese che sta ad indicare una serie di atteggiamenti assillanti, persecutori, di controllo perpetrati ai danni di una persona, spesso dell’altro sesso, generalmente da parte di un conoscente, un ex-compagno, un collega, un amico o, appunto, l’attuale coniuge.
Contenuto nel disegno di legge ‘Misure contro gli atti persecutori’ presentato dalla Ministra Carfagna per le Pari Opportunità e dal Ministro Alfano per la Giustizia, definito ‘atto persecutorio’, lo stalking come reato penale è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 18 Giugno scorso in nome della lotta alla violenza subita soprattutto dalle donne. Perchè proprio le donne, nell’86 per cento dei casi, secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale per lo Stalking, sono le vittime predilette di molestie.
E’ un reato penale nuovo per il nostro sistema giuridico, già applicato invece all’estero in diverse nazioni: Regno Unito, Germania, Belgio, Austria, Irlanda, Danimarca e, oltreoceano, Canada, Stati Uniti e Nuova Zelanda. Il disegno di legge attuale prevede misure cautelative più dure, con una condanna che va da sei mesi ai quattro anni di reclusione per chi viene ritenuto colpevole di stalking, rese ancora più aspre se il reato è commesso da un coniuge. Inizialmente la nuova norma aveva suscitato un pò di dubbi alla ministra per le Pari Opportunità Carfagna che però alla fine, “dopo un attento esame e un dibattito approfondito”, è stata pienamente d’accordo portando tutto il Pdl a votare a favore del provvedimento per estendere l’aggravante anche al coniuge.
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