Gli avvocati matrimonialisti: “Giusto condannare il coniuge che viola la posta, email e sms, del partner. Esiste un malcostume italiano generalizzato, l’80% dei tradimenti viene scoperto così”


Ha usato come prova in una causa di separazione le email che sua moglie aveva scambiato con l”‘altro”, un egiziano. Ma, invece di trarne dei benefici provandone l’infedeltà, è stato multato per aver violato la segretezza della corrispondenza altrui. Protagonista della vicenda è un trevigiano, che è stato anche condannato dal tribunale della città veneta a pagare i danni alla donna, che si è costituita parte civile.


Tutto è cominciato con la richiesta di separazione presentata dalla moglie, insieme alla domanda di affidamento del figlio. Durante le udienze l’uomo aveva parlato davanti al giudice delle email e lei lo aveva querelato. Il legale del marito sosteneva che la donna aveva lasciato il pc senza protezioni, dando così la possibilità di leggerle senza problemi.


Il giudice, però, non era della stessa idea: ha inflitto al marito una sanzione di 500 euro, poi condonata, e stabilito che deve pagare 5.000 euro di danni alla donna. Ora l’uomo, che è stato invece assolto dall’accusa di aver rivelato pubblicamente i contenuti dei messaggi, può però ricorrere in appello.


“E’ giusto condannare il coniuge che viola la corrispondenza, anche in email e sms, del partner”, afferma l’Ami, l’Associazione matrimonialisti italiani. Come ricordano i legali, infatti, il diritto alla riservatezza è garantito dalla Costituzione e chi lo infrange deve essere multato, come stabilisce il Codice penale.


I matrimonialisti rilevano poi che “il malcostume tutto italiano di curiosare nella posta del partner è ormai generalizzato”. Basta conoscere una password, a volte è sufficiente cercare nel telefonino. E i numeri di questo fenomeno non sono briciole: “All’Ami risulta che nell’80% dei casi – spiega il presidente nazionale, avvocato Gian Ettore Gassani – le infedeltà coniugali vengono scoperte attraverso il controllo della posta elettronica e del telefonino di chi le commette”.


Chi vorrà scoprire i tradimenti, secondo l’Ami, potrà solo rivolgersi ad un investigatore privato – che deve rispettare i limiti di indagine – oppure limitarsi a studiare i comportamenti del partner. Senza frugare nella sua posta.


La Repubblica

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