La violenza ed i maltrattamenti in famiglia rappresentano un grave problema nel nostro paese: si tratta cioè di quella violenza “di riflesso”, non direttamente subita ma perpetrata a scapito delle madri, sorelle, parenti.
Il direttore generale della ong Valerio Neriha ha affermato: “E’ come se la legislazione avanzata che abbiamo e i diritti che ne conseguono restassero fuori dalla porta di casa. A volte, l’uso della violenza sui minori è giustificata da fatti culturali, è ritenuta utile a fin di bene. Non è uno schiaffo sul viso ma nell’anima ed è anche peggio. E’ infatti assodato che se un bambino assiste alle violenze una volta adulto ripeterà quei comportamenti, fanno parte del proprio modello culturale”.
E’ stato stimato infatti che circa un milione di bambini in Italia ogni anno assiste a episodi di violenza e maltrattamenti all’interno delle mura domestiche. Questo dato allarmante  è emerso nel corso di un seminario organizzato da Save the Children in collaborazione con la Commissione parlamentare dell’infanzia.
In famiglia, poi, sottolinea il dossier, si consumano anche abusi sessuali: da studi condotti in 21 paesi industrializzati infatti, circa il 36% delle donne e il 29% degli uomini dichiarano di aver subito in famiglia abusi e violenze sessuali durante l’infanzia.
E questi sono solo dati statistici perchè molto spesso queste violenze vengono messe a tacere da genitori che considerano i figli come “proprietà privata” e quindi si sentono quasi “autorizzati” a usare violenza perchè “educativa” . Quindi sarebbe primariamente necessario educare i genitori ad una cultura dell’ascolto dei figli, contro ogni percezione autoritaria.
E non sono solo queste le uniche violenze alle quali sono esposti i minori. Infatti, secondo il rapporto Onu, sono 218 milioni i minori che lavorano e di questi ben 126 milioni sono impiegati in attività rischiose. In particolare 5,7 milioni di bambini sono costretti al lavoro per estinguere un debito, 1,8 milioni sono vittime della prostituzione e pornografia, 1,2 vittime del traffico.
In Italia alcune ricerche sottolineano che sono ancora tra i 450 e i 500mila i minori tra i 10 e i 14 anni vittime dello sfruttamento economico, costretti al lavoro precoce e spesso il primo passo è l’impresa familiare.
Ma spesso anche i luoghi cosiddetti protetti si rivelano a rischio, come la scuola:oltre un miliardo e 250mila bambini vive in Paesi dove le punizioni fisiche da parte degli insegnanti sono legali.
Contro “queste prigioni mascherate”, come possono essere la scuola, i centri di assistenza e la stessa famiglia, occorre intervenire, anche attraverso un concreto impegno degli Stati volto a garantire maggiormente i minori.

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